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Le origini del Duomo risalgono a tempi remoti: la sua presenza è accertata nel 1296, La prima notizia esplicita sulla chiesa di S.Ellaro è contenuta nella concessione del patriarca Bertrando ad Alberto IV, conte di Gorizia, rilasciata nel 1342 per erigere un nuovo altare. Di quell’antica cappella non resta che il vestibolo dell’altare del ss. Sacramento, e l’edicola sulla facciata esterna. Accanto a questa prima cappella dedicata a S. Ilario sorse a dieci metri di distanza nel XIV secolo la cappella sepolcrale dei Conti di Gorizia. La volta della cappella è interamente percorsa da robusti costoloni che si intrecciano fittamente e che danno forma a spicchi entro i quali trovano posto delle suggestive pitture. Fra gli intrecci vegetali, figure di angeli si dispongono suonando una mandola, un liuto, un salterio, un flauto, un’arpa ed altri antichi strumenti musicali. Dei cherubini oranti si vedono negli scomparti periferici della volta, mentre al centro della crociera sono dipinti i simboli dei quattro evangelisti. Gli affreschi di S. Acazio, altamente suggestivi per la loro ricercata eleganza, rappresentano un unicum nel panorama dell’arte gotica goriziana. Prima di lasciare la cappelletta meritano uno sguardo anche i quattro peducci d’imposta delle nervature, scolpiti con elementi che rappresentano il Peccato originale e figure di sante e santi, fra i quali Martino e forse Acazio recante fra le braccia il modellino della chiesa. Alla fine del XIV secolo, per far fronte all’aumento della popolazione della città bassa, la chiesa fu ampliata. Questa nuova chiesa costruita in stile gotico, è stata ultimata nel 1525, come viene ricordato da una pietra angolare di un contrafforte. Nel 1588 si porta a compimento il campanile a base quadrata. Alla fine del XVII secolo importanti lavori interessano tutto l’impianto ecclesiale. Tra il 1688 e il 1702 viene infatti abbattuta l’unica navata centrale in stile gotico e ricostruita al suo posto una chiesa a tre navate, in stile barocco, con due gallerie e matronei sopra le navate laterali e una ampia tribuna per l’organo e il coro sopra la porta centrale. All’inizio del XVIII secolo le gallerie furono ornate con elaborati stucchi con motivi floreali, ancora oggi in ottimo stato. L’affresco della volta centrale rappresentante l’Allegoria della Gloria Celeste, opera che Quaglio Giulio il giovane portò a termine nel 1702, è andato perduto con i crolli della prima Guerra Mondiale. Gli altari presenti nelle navate minori risalgono anch’essi al Sei-Settecento; tra questi emerge l’altare maggiore dei SS. Ilario e Taziano eseguito nel 1707 da Giovanni e Leonardo Pacassi e il prezioso pulpito ornato con bassorilievi risalente al 1711. La facciata venne completata solo nel corso del XIX secolo in stile neoclassico, ma già nel 1886 vennero effettuati interventi di restauro. Durante la prima guerra mondiale i bombardamenti distrussero il tetto, guastato il campanile e alcuni altari: le opere di ripristino condotte dall’architetto Edoardo Caraman ristabilirono il prospetto principale nella sua attuale configurazione. Tra il rilevante patrimonio artistico del XVIII secolo ivi conservato spiccano: i paramenti sacri riccamente decorati, i gioielli donati da Maria Teresa d’Austria al primo arcivescovo di Gorizia e i dipinti di Tominz e Battig.