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Logo Ecomuseo AddaL’ecomuseo Adda di Leonardo,che coinvolge il Parco Adda Nord, promuove un territorio compreso nelle province di Lecco, Milano e Bergamo.Ciò che lo caratterizza è la presenza dell’acqua; il suo territorio, con scorci suggestivi, si snoda lungo il fiume Adda e accoglie i navigli di Paderno e della Martesana.

Ma l’originalità è data dai segni della presenza di Leonardo da Vinci che soggiornò in questi luoghi dal 1507 al 1513, apportando un notevole contributo culturale, teorico e pratico.

Tra i segni e le testimonianze della storia si incontrano vestigia celtiche, longobarde e romane, opere idrauliche della bonifica benedettina alto medioevale, castelli medioevali e rinascimentali, chiese, santuari, centrali idroelettriche, filatoi e opifici cotonieri di inizio secolo e il Villaggio operaio di Crespi (patrimonio dell’UNESCO).

Il visitatore nel suo “viaggio” lungo il fiume potrà sentire il rumore armonioso dell’acqua, i profumi intensi della natura e soprattutto cogliere l’identità, l’operosità e la passione delle comunità che hanno abitato e abitano questi luoghi.

Sede Legale: Via Padre Benigno Calvi, 3 – Trezzo sull’Adda (MI) – Tel. 02 9091 229

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Il Ponte Azzone Visconti fu costruito da Azzone Visconti tra il 1336 e il 1338. Di importanza strategica per la vicinanza del confine veneziano, era fortificato e presidiato da una guarnigione con un proprio autonomo castellano.

Originariamente era una struttura ad otto arcate, con torri alle estremità e ponte levatoio. Nel 1349 e nel 1354 furono aggiunte delle arcate per agevolare il deflusso delle acque fluviali. L’undicesima arcata fu costruita dai comaschi nel 1440.

Il ponte fu più volte manomesso per allargarlo e rinforzarlo e, dopo questi ampliamenti presenta diciotto arcate, due torricelle alle testate ed un ponte levatoio distrutti nel 1799.

Nel periodo del dominio del Medeghino fu rovinato da Francesco II Sforza, ma nel 1609 il Conte di Fuentes provvide a farlo ristrutturare.
A tutt’oggi lo storico ponte, detto -ponte Vecchio-, permette ancora l’ingresso l’ingresso in città a chi giunge dalla Brianza, da Como o da Milano.

Il Traghetto di Leonardo è un particolare tipo di traghetto a mano che prende il nome dal suo presunto inventore, Leonardo da Vinci. L’unico esemplare tuttora funzionante unisce i moli di Imbersago (Lecco) e Villa d’Adda (Bergamo).

Tra le due sponde del fiume è stato teso un cavo d’acciaio, a cui è affrancato il traghetto. Il traghetto trae il movimento dalla corrente del fiume, rendendo inutile l’uso di un motore. L’esemplare tuttora in funzione permette di portare fino a 100 persone e 5 automobili, grazie alla superficie di 60mq, e viene fatto funzionare da una sola persona. Il manovratore opera su un timone per orientare il traghetto mentre, con l’uso di un bastone in ferro, agisce sul cavo d’acciaio dando la spinta iniziale.
Non appena i due scafi si trovano in posizione obliqua, la corrente ne permette la traversata.

Il ponte, noto anche come ponte di S. Michele o ponte Rothlisberger, fu costruito tra il 1887 ed il 1889 dalla Società Nazionale delle Officine Savigliano su progetto dell’Ingegnere svizzero Rothlisberger (1851-1911), all’epoca capo ufficio tecnico delle Officine di Savigliano, sopra una gola che il fiume Adda forma in località Paderno d’Adda. E’ unanimemente considerato come un vero e proprio simbolo dell’archeologia industriale in Italia e una delle più interessanti realizzazioni dell’ingegneria italiana nell’Ottocento. E’ lungo 226 m e alto 85m ed è percorso dalla strada ferrata e dalla strada provinciale per Bergamo.

La costruzione del ponte senza piloni nel fiume permetterebbe anche la possibilità di rendere il fiume navigabile nel tratto Lecco Milano. L’unica campata in ferro, di 150 m di diametro, sostiene, tramite 7 piloni in ferro, un’impalcatura a due livelli. Nel livello inferiore si trova una ferrovia elettrificata, la Milano Bergamo via Carnate, e su quello superiore si trova la strada Como Bergamo. Per la realizzazione sono stati utilizzati 100.000 chiodi, nessuna saldatura, 5.000 metri cubi di pietra di Moltrasio e 1.200 metri cubi di granito di Baveno, per la base di appoggio.
Per il ponte di servizio vennero usati 1800 m3 di abete di Baviera, per l’arco, le pile e la travata, 2500 tonnellate di ferro. La leggenda narra che il progettista si sia suicidato prima del collaudo temendo che non potesse essere superato, in realtà egli morì di vecchiaia, ed il ponte ancora oggi, senza alcun intervento di restauro sostanziale in oltre un secolo di vita, rimane una delle principali vie di comunicazione ferroviaria tra Milano e Bergamo.

La rilevanza del ponte San Michele dal punto di vista storico è paragonabile alla quella della costruzione della Torre Eiffel, eretta esattamente negli stessi anni e con le stesse tecnologie. Entrambe le strutture all’epoca della costruzione divennero il simbolo del trionfo industriale per i rispettivi paesi.

All’epoca della sua costruzione, il ponte San Michele era il più grande ponte ad arco al mondo per dimensioni e il quinto in totale per ampiezza di luce.