Archivio per la categoria ‘008.01.01 Trieste’

Nanos è l’ultimo monte nella catena alpina. Si estende su una superficie di 65 km2 e comprende più del mezzo di territorio del comune Vipava. Le sue cime raggiungono i 1313 metri. Nanos ha una struttura calcarea e molto movimentata. Quindi si possono trovare dei fenomeni carsici, molto tipici; valli, cime, doline, abissi e grotte. Al limite tra il calcare e il flysch si trovano più o meno piccole sorgenti, grazie alle quali Nanos è un serbatoio di acqua potabile. Tra le grotte carsiche sono specialmente molto famose le grotte di giaccio, chiamate i ghiacciai.

Sul versante di Nanos si trovano moltissimi sentieri alpini ed altri. Le possibilità dello sviluppo ciclistico sono enormi siccome Nanos è intrecciato dalle strade forestali ben tenute. Gli appassionati dell’arrampicata sportiva possono mettersi alla prova sulle pareti del canyon Bela e sul versante di Nanos dove ci sono falesie ben tenute e curate. Inoltre, i boschi di Nanos ci proteggono con le loro ombra dai più caldi giorni d’estate.

L’ACCESSO: Dalla direzione Podnanos e Sanabor percorre la strada d’asfalto verso Nanos, mentre da Podkraj e Bukovje porta lì una strada di macadam. Sul monte Nanos si può arrivare anche prendendo i numerosissimi sentieri alpini ben tenuti dalle diverse direzioni. Il rifugio di “Vojkova pot” si può raggiungere dalla direzione Podnanos e Razdrto. Da Gradišče pri Vipavi la strada “Furlanova pot” conduce su Lipe. Se prendiamo la strada da Vipava camminando, raggiungiamo l’agriturismo Abram dopo 2 o 3 ore

Castel Lueghi (in sloveno grad Predjama, in tedesco Höhlenburg Lueg) è un castello della Slovenia il cui inizio della costruzione risale al XIII secolo.
La località omonima nel quale è situato, fino alla Seconda guerra mondiale si trovava in territorio italiano in Provincia di Trieste, nel comune di Bucuie (oggi Bukovje), che attualmente dipende dalla città di Postumia, dalla quale il castello dista circa 9 chilometri.
Il maniero, considerato inespugnabile essendo situato al riparo di una grotta carsica su una parete di roccia alta 123 metri, era il rifugio del cavaliere Erasmo; all’interno (aperto al pubblico), si possono vedere la zona abitativa, la cappella, le prigioni, ricostruzioni di personaggi dell’epoca, mobilio ed opere d’arte con una pietà del 1420.
L’aspetto attuale del castello è dovuto alle edificazioni effettuate dai Gallemberg e dai Kobenzl successivamente al periodo di Erasmo. L’edificio, direttamente adiacente al fianco della montagna, dà accesso ad una cavità con un’apertura con panorama sui dintorni.
Il castello cela l’ingresso ad un vasto sistema di grotte carsiche, che si snoda nel sottosuolo su più livelli, ed al cui interno interno si trova anche la tana di Erasmo.
Ogni mese di luglio si tiene la giostra di Erasmo dove avvengono vari tornei e dove villaggio ed abitanti si travestono con abiti medioevali.

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Le Grotte di Postumia (Postojnska jama in sloveno, Adelsberger Grotten in tedesco) sono un complesso cavernicolo della Slovenia, classico esempio di carsismo, situato alla periferia della città di Postumia .

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Le Grotte di Postumia (Postojnska jama), un intrecciarsi di 20 chilometri di gallerie e sale con concrezioni calcaree, in 188 anni sono state visitate da più di 31 milioni di visitatori, accompagnati da guide esperte. Si tratta della più grande cavità del Carso classico e allo stesso tempo anche la più visitata grotta turistica d’Europa. Nel 1872 nelle grotte vennero collocati i binari, e nel 1884 fu introdotta l’elettricità. Così oggi le grotte si visitano, nella parte iniziale, con un trenino elettrico e grazie all’illuminazione elettrica potrete ammirare la grandezza e la grandiosità del mondo sotterraneo, dove la storia geologica si legge in una chiave diversa. Allo sguardo del visitatore nelle Grotte di Postumia si offreunastraordinaria ricchezza di concrezioni calcaree, di sedimenti di calcite, stalagmiti e stalattiti di varia forma, colore e età. La temperatura stabile nelle grotte `e tra gli8 e 10 o C. La visita sempre guidata dura un’ora e mezzo.

Immagine a 360°

Divaccia (Divača in sloveno)

Sesana (Sežana in sloveno)

Postumia Arae Postumiae   – (Postojna in sloveno)

San Pietro del Carso  (Pivka in sloveno)

NB: http://www.hotel-kras.si/

Il Parco di Skocjanske jame e situato nella parte sud-occidentale della Slovenia, sul Carso originario, cioe nella regione dalla quale il nome stesso del Carso si e diffuso nel mondo. Il Parco si estende su una superficie di 413 ettari. Dall’ Italia (Fernetti presso Trieste) dista appena 15 km.
Le grotte “Skocjanske jame”, vista l’estensione delle loro sale e gole sotterranee, occupano un posto del tutto particolare tra le oltre sette mila grotte della Slovenia. Sono infatti composte da un sistema di undici grotte, da doline di collasso, pozzi, ponti naturali…
Grazie alla loro eccezionale ricchezza naturalistica e culturale sono iscritte gia dal 1986 nell’elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO e dal 1999, essendo l’area umida sotterranea la piu vasta del mondo, anche nell’elenco delle aree umide protette dalla Convenzione di Ramsar. Vi si possono ammirare sia le bellezze del mondo carsico sotterraneo sia quelle all’aperto.
Si possono visitare le grotte (un’ora e mezza) accompagnati da guide professionalmente abilitate e in grado di fornire tutte le informazioni in lingua italiana.
Nelle grotte la temperatura dell’aria e costante 12° C.

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link visione 360°: 1 e 2

I punti più rilevanti di San Canziano sono la piccola voragine, la grande voragine, la caverna preistorica , la grotta del silenzio, la grotta Michelangelo e la particolare sala delle fontane, con le sue belle vasche di concrezionamento. È presente inoltre una delle più grandi formazioni stalagmitiche del mondo (il Gigante), dell’altezza di 15 metri e che si stima abbia avuto bisogno di oltre 250.000 anni di accumulo di concrezioni calcaree per poter raggiungere le attuali dimensioni.

Nel percorso si deve anche attraversare uno dei più profondi canyon sotterranei del mondo (situato nella grotta del rumore), lungo più di un chilometro e mezzo, che si attraversa su un ponte sospeso a 45 metri di altezza.

Località:

Duino – Aurisina, Doberdò del Lago, Fogliano Redipuglia, Grado, Monfalcone, Monrupino, Muggia, Ronche dei Legionari, San Canzian d’Isonzo, San Dorligo della Valle, San Pier d’Isonzo,  Staranzano

Da Visitare:

Muggia

Pubblicato: 16/05/2011 in 008.01.01 Trieste

Muggia è un comune italiano di 13.439 abitanti della provincia di Trieste in Friuli-Venezia Giulia. È il comune più a sud della regione Friuli-Venezia Giulia.
È l’unico lembo d’Istria – assieme al Comune limitrofo di San Dorligo della Valle/Dolina – rimasto all’Italia dopo i Trattati di Parigi (1947) e il Trattato di Osimo (1975). Il territorio comunale muggesano si allunga sul versante settentrionale dell’omonimo promontorio, quasi di fronte alla città di Trieste, da cui è separato dalle acque del Vallone di Muggia.

Link Comune

Link Turismo

Link Carnevale di Muggia

Muggia è una terra dal raro fascino: qui si ha quasi l’impressione che il mare e le alture circostanti si fondano in un unico abbraccio. Questa ricchezza di paesaggi è stata una delle peculiarità che hanno segnato la fortuna dell’area fin dalla preistoria. Nelle varie epoche storiche, infatti, i gruppi umani sceglievano dove insediarsi a seconda delle diverse necessità: sulle alture durante i periodi più insicuri, come la preistoria e l’epoca medioevale, e lungo costa nei momenti di maggior stabilità, come avvenne in epoca romana.
A Muggia, compiendo solo brevi tragitti, si possono ammirare due siti archeologici di grande valore storico ben segnalati e attrezzati per le visite e il museo dove sono conservati i materiali rinvenuti sul territorio.

Parco Archeologico

Monfalcone  è un comune italiano di 27.856 abitanti della provincia di Gorizia in Friuli-Venezia Giulia, è il centro principale della Bisiacaria e quinta città per numero di abitanti della regione.

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Link Pro Loco

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Tra i monumenti storici di maggior interesse, da ricordare in primo luogo la Rocca, posta sulle alture che dominano la città, della quale anzi è diventata il simbolo. È una costruzione fortificata di origine medioevale, più volte rimaneggiata nei secoli, costituita da un robusto mastio circondato da una struttura muraria difensiva di forma circolare a sua volta circondata dai resti di un ampio castelliere preromano.
Un leone di S. Marco in pietra, inserito nel muro del torrione, sull’architrave della porta d’accesso al piano superiore; un’iscrizione del 1525 in cui vengono nominati il Luogotenente della Patria del Friuli Agostino de Mula e il Podestà di Monfalcone Giovanni Diedo, sono tangibile ricordo della lunga dominazione veneziana. Il leone sostituisce l’originale perso nel tempo: è stato scolpito nel 1957 nel laboratorio veneziano di Romeo dell’Era e donato alla Città di Monfalcone dal Comune di Venezia.
In parte distrutta dalla guerra, la rocca venne restaurata per cura della Soprintendenza tra il 1950 ed il 1955.

Moderna la costruzione del Duomo (1926-29), su progetto degli architetti romani Benigni e Leoni; il precedente, che possedeva tele venete di Palma il Giovane e altri pittori di fama, mobili intagliati da Matteo Deganutti ecc., fu abbattuto nella guerra 1915-18. Più recente ancora è il campanile (1960).
Antica invece la Chiesetta di S. Polo (XV secolo, con il campanile costruito con le pietre del ponte romano che si trovava nei pressi della città), sede della sezione storica del Museo Carsico Paleontologico e Cimeli Storici.
Celebre nel passato la Chiesa della Marcelliana, antico santuario già ricco di storia e d’arte, ricostruito a partire dalla fine del XVIII secolo, affrescato da Sebastiano Santi, muranese, nel 1844, e decorato dall’udinese Comuzzi nel 1890; nel 1943 il veronese Agostino Pregrassi ha affrescato ai lati dell’altar maggiore due scene con l’evento miracoloso della statua della Madonna e con il voto alla Vergine durante la pestilenza del 1386. Conserva una tardoromanica Madonna con Bambino in pietra (secolo XIII) sull’altar maggiore e, accanto all’ingresso, una stele funeraria (1836) dedicata alla madre da Marianna Pascoli (1790-1846) e dalla sorella Luigia (1815- 1882), monfalconesi, pittrici di qualche nome nell’Ottocento (soprattutto Marianna, che ebbe maestri privati ma che fu anche allieva del Canova che la ritrasse nel marmo; fu discreta ritrattista e miniaturista; Luigia, allieva della sorella, predilesse la pittura ad olio piuttosto che quella a pastello).

Barbana è un’isola posta all’estremità orientale della laguna di Grado, sede di un antico santuario mariano.

Si estende su circa tre ettari e dista circa cinque chilometri da Grado; è abitata in modo stabile da una comunità di frati minori francescani.

Le origini dell’isola sono relativamente recenti: la laguna di Grado si è infatti formata tra il V e il VII secolo su di un’area precedentemente occupata dalla terraferma. Il luogo ospitava, in epoca romana, un tempio di Apollo Beleno e, probabilmente, l’area destinata alla quarantena del vicino porto di Aquileia.

Un piccolo bosco si estende sul lato occidentale dell’isola e ne copre più della metà della superficie: le essenze più diffuse sono i bagolari, i pini marittimi, le magnolie, i cipressi, gli olmi.

L’isola di Barbana è collegata a Grado da un regolare servizio di traghetti, con partenza dal Canale della Schiusa. Il viaggio richiede circa 20 minuti di navigazione. L’isola è inoltre dotata di un piccolo porto e può essere raggiunta anche con mezzi privati.

Uno fra i più antichi e celebrati Santuari italiani, inglobati in un monastero, sorge su una splendida isoletta della laguna di Grado, l’isola di Barbana in provincia di Gorizia.
Negli anni che vanno dall’inizio del V secolo alla fine del VI secolo dopo Cristo l’Impero romano si sfascia sotto l’urto delle orde barbariche. Nel Veneto la gente si rifugia nelle lagune: principalmente a Grado e a Venezia, che diventano grandi città rifugio.
Dicono le cronache di quei tempi, che due trevisani detti Barbano e Tarilesso, rifugiati nelle isole di Grado, in seguito a visioni della Madonna che chiedeva l’erezione di un santuario a Lei dedicato, abbiano fatto pressione al Patriarca Elia di Aquileia perché si potesse erigere il tempio.
Una grande burrasca, avvenuta nell’anno 582, fece trovare fra i rami di un albero una statua della Madonna, forse di provenienza istriana, qui trascinata dalle onde. Il Patriarca Elia allora fece costruire una chiesa sull’isola del ritrovamento. A lato fu costruito il convento, e ne fu eletto priore proprio Barbano, che diede così il suo nome all’isola. Il santuario visse i secoli successivi con vicende alterne: due volte fu lasciato decadere quasi fino alla demolizione; altrettante volte, con il ritorno nell’isola dei frati, assurse a nuova dignità. Nel 1237, per riconoscenza alla Madonna che aveva posto termine a un’epidemia di peste, venne istituito ogni mese di luglio un grande pellegrinaggio su barche e pescherecci partenti da Grado, che si perpetua fino ai nostri giorni, forse con maggiore fervore, ed è chiamato «El perdon de Barbana».

Link Santuario

Link Associazione Portari della Madonna

La Laguna di Grado è una laguna situata nell’Alto Adriatico che si estende da Fossalon di Grado fino all’isola di Anfora, all’altezza della foce dei fiumi Ausa e Corno.

La laguna, che occupa una superficie di circa 90 chilometri quadri, è divisa in un settore orientale (palù de sora) ed in uno occidentale (palù de soto) dalla diga sulla quale si snoda la strada che collega Grado alla terraferma.

Le origini della laguna sono recenti. Fino al V secolo nell’area prevaleva infatti la terraferma, come testimoniato da numerosi ritrovamenti archeologici, tra i quali la via romana, ora interamente coperta dall’acqua, che collegava Aquileia al suo scalo di Grado.

Caratteristica della laguna è la presenza dei casoni, semplici abitazioni con tetto di paglia e porta orientata a occidente utilizzate in passato dai pescatori gradesi.

Dal punto di vista naturalistico, la laguna si presenta ricca di essenze arboree, e in particolare di tamerici, olmi, pioppi, ginepri e pini. La fauna presenta una notevole varietà di volatili, tra i quali gabbiani, garzette, aironi cinerini, germani reali, rondini di mare. Di rilievo l’itticoltura, con la presenza di numerose valli da pesca.

L’imbarcazione tipica degli abitanti della laguna è la “batèla”, a fondo piatto e manovrata a remi. La batèla, lunga in genere dai 5 ai 10 metri, è condotta da un rematore in piedi a poppa e può essere dotata di un albero.

La laguna, che confina a occidente con la Laguna di Marano, è attraversata in senso longitudinale dalla idrovia Litoranea Veneta, una via d’acqua che collega Venezia con la foce dell’Isonzo e Trieste.

Itinerari e crociere.