Archivio per la categoria ‘001.01.05 Treviglio’

Il Parco della Preistoria di Rivolta d’Adda è un parco naturalistico di oltre 100 ettari di bosco secolare, situato in periferia del comune di Rivolta d’Adda. Il parco è adiacente all’omonimo fiume Adda ed è caratterizzato da 30 ricostruzioni di animali preistorici (uomini preistorici compresi), un centinaio di animali selvatici in semilibertà, un itinerario botanico con piante segnalate, ambienti naturali (come: una palude, prati, laghi, ecc.), aree pic-nic attrezzate, bar, parchi giochi, un labirinto, mostre fossili, ecc., il tutto lungo un percorso ombreggiato.

Link Ufficiale

Link google Map

Il santuario di Caravaggio è un monumentale edificio di culto situato nel territorio di Caravaggio, in Lombardia, e dedicato al culto di Santa Maria del Fonte, che, secondo la tradizione cattolica, apparve in tale località il 26 maggio 1432, di fronte alla giovane contadina Giannetta de’ Vacchi.

Link Ufficiale

Link Google Map

Il Santuario della Madonna di Caravaggio è uno dei luoghi di culto più noti e frequentati della Lombardia. Fu costruito in ricordo di un evento miracoloso, un’apparizione mariana, che le cronache tramandano come avvenuta nel 1432: la Madonna apparve ad una contadina maltratta dal marito ed esortò gli abitanti alla preghiera e alla penitenza. Fu San Carlo Borromeo nel XVI secolo a ordinare la costruzione dell’edificio come di appare ora. Fu concluso solo nel 1722 e contempla vari stili.

La Vergine apparve (era il tramonto del 26 maggio 1432) a Giannetta De’ Vacchi, figlia di Pietro, d’età oltre i trent’anni, sposa di Francesco Varoli, un contadino, forse un soldato, la quale era intenta a raccogliere erba su di un prato, detto Mazzolengo, lontano dal borgo. Quale segno della Apparizione dal prato sgorgò una sorgente d’acqua che nel corso dei tempi portò benefici a molte persone; una virtù questa riaffermata dall’immediato fiorire di un ramo secco gettatovi a sfida da un miscredente. Dopo l’episodio del ramo fiorito altri fatti miracolosi testimoniarono la sacralità del luogo. La mannaia conservata nel sotterraneo del Sacro Fonte, antenata della più tristemente famosa ghigliottina, testimonia un episodio accaduto nel 1520.

Un capo dei briganti, tale Giovanni Domenico Mozzacagna di Tortona, venne catturato nei dintorni e condannato a morte. Affinché l’esecuzione servisse da monito a molti, si decise di fissarla per il 26 maggio, giorno in cui per la ricorrenza della Apparizione molta gente si sarebbe recata a Caravaggio.

Durante i mesi di prigionia che precedettero la data stabilita il brigante si pentì e si convertì. Venne il giorno della esecuzione ma per quanti tentativi vennero fatti la scure si inceppava prima di arrivare al collo del condannato. La folla gridò al miracolo. Il condannato prima tornò in carcere e poi fu definitivamente liberato. Nella seconda celletta del sotterraneo viene conservato un catenaccio spezzato che ricorda un fatto avvenuto nel 1650. Un pellegrino, imbattutosi in un nemico che lo minacciava di morte, corse al riparo verso il tempio, ma trovando la porta chiusa invocò la Madonna. Il catenaccio si spezzò e la porta si aperse per poi rinchiudersi in faccia al persecutore.

Sul piazzale antistante il tempio, nei pressi della fontana, un obelisco ricorda un singolare fatto accaduto nel 1550. Un soldato dell’esercito di Matteo Griffoni, generale della Repubblica Veneta, rubò dal Sacro Fonte una preziosa tazza e la nascose in un bagaglio sopra il dorso di un mulo; ma quando fece per andarsene il mulo non ne volle sapere di muoversi. Il furto fu scoperto e il prezioso oggetto restituito. Il Comandante fece elevare a ricordo del fatto una Cappelletta che, caduta in seguito alla erosione delle acque, fu rimpiazzata nel 1752 da un obelisco. Divenuto cadente questo, nel 1911 fu sostituito con un altro a ricordare anche le celebrazioni del 1910 del 2′ centenario della incoronazione della Madonna. Sulle quattro facciate della base dell’obelisco tre epigrafi ricordano il fatto della tazza, la prima cappella e l’obelisco del 1752, le feste celebrative del 1910; la quarta riporta una esortazione al culto della Vergine.

Nel 1432, l’anno stesso della Apparizione, Bonincontro De’ Secchi, vicario foraneo del Vescovo di Cremona, poneva nel campo del Mazzolengo (che era stato donato da un altro Secco, Marco, a quel tempo Vicario Ducale) presso il Sacro Fonte la prima pietra per l’erezione di una cappelletta. Accanto venne costruito anche un piccolo ospedale per ospitare i molti infermi che vi si recavano.
Nel 1516 la piccola cappella è già una chiesa “veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e pitture venerande”, come si legge nel privilegio concesso quell’anno da Papa Leone X al Santuario. Mai costruita, già pericolante a metà del secolo, fu diroccata per essere ricostruita.
L’erezione del tempio come tuttora lo si vede iniziò nel 1575 voluto dall’allora arcivescovo Carlo Borromeo. A edificarlo fu chiamato l’architetto Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini (Perugia 1527 – Milano 1596). L’opera di costruzione continuò, non senza lunghi intervalli, fino ai primi decenni del Settecento. In questo modo il primitivo progetto del Pellegrini subì numerose modifiche, anche se sostanzialmente l’idea originale rimase inalterata.

Il castello di Pagazzano è un castello situato nell’omonima località in Provincia di Bergamo.

link Ufficiale

Link I Castelli

Il castello presenta una pianta a sezione quadrata circondata da un fossato difensivo ancora oggi adacquato, unico esempio in tutta la bergamasca.

La cinta muraria, perfettamente conservata, presenta una cortina esterna in laterizio e due torri (delle quattro originali), agli angoli del lato rivolto a nord, che possiedono arciere e fori circolari per le armi di allora, quali bombardelle e colubrine. Svetta inoltre il mastio che, dotato di beccatelli lunghi e stretti e di saracinesca ed argano, è posto a protezione dell’ingresso, a cui si accedeva tramite un ponte levatoio principale ed uno pedonale.

Se l’esterno ha conservato la fisionomia di costruzione difensiva, l’interno ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli, trasformandosi prima in dimora signorile poi in villa padronale.

Al riguardo si possono trovare affreschi cinquecenteschi che affiorano sotto riquadrature settecentesche, nonché le numerose aggiunte, tra cui il loggiato e la scalinata.

Palazzo Visconti è un complesso immobiliare di particolare pregio storico ed artistico  sito a Brignano Gera d’Adda, in provincia di Bergamo, a soli km. 36 da Milano (km. 30 dall’aeroporto di Linate).  Il complesso edilizio si inserisce nel contesto urbano di Brignano Gera d’Adda, sorgendo nel centro storico del Comune, da cui ne rimane comunque estraneo, protetto da alte mura di cinta e dalle schiere degli annessi (scuderie, magazzini e alloggi per la servitù).

Il Palazzo risale al XVI° secolo, ma ha subito modifiche ed ampliamenti nei secoli successivi, fino al XVIII° secolo.

L’edificio si sviluppa su tre piani intorno ad un cortile (Cortile dell’Orologio).
Il piano terra è composto da 28 vani; il primo piano da 42 vani; il secondo piano da 6 vani.
Il piano terra (di circa 2.000 mq.) ha pareti non affrescate e soffitti a volta di cui solo alcuni dipinti. Vi è poi un piccolo teatro localizzato nell’ala sinistra del palazzo.
Il primo piano (di circa 1.800 mq.) è invece affrescato; gran parte degli affreschi rappresentano scene mitologiche, ma anche momenti di vita dei Visconti, come l’omonima sala, e sono attribuiti ai maggiori pittori lombardi del ‘700, tra i quali il Cucchi, il Giovannini e Bernardino Galliari.
Il secondo piano (di circa 130 mq.), conosciuto come gli “Appartamenti del Vescovo”, è interamente affrescato da Alessandro Magnasco e i suoi allievi; in questi affreschi predominano scene di genere, organizzate in riquadri, con piccole figure ben caratterizzate e grandi architetture.
Il complesso degli affreschi e delle pitture, profusi con estrema ricchezza non solo nei maggiori saloni ma anche nelle salette, stanze, corridoi e volte degli scaloni, rappresentano una pregevole caratteristica di questo edificio.

La SAME ha segnato la storia della meccanizzazione agricola in Italia, contribuendo alla sua continua evoluzione nel tempo.

Il Museo Storico allestito dalla SAME presso la propria sede di Treviglio illustra, grazie a modelli storici magistralmente restaurati, la storia dei Marchi del Gruppo ed il loro ruolo significativo nel lavoro della terra.

Link Ufficiale

La costituzione di questo museo civico è legata ad alcune donazioni significative: in primis il lascito del fondo del pittore neoclassico Giovan Battista Dell’Era, (1765-1799), un artista di origine trevigliese, formatosi tra Bergamo, Milano e i Grigioni, che, trasferitosi a Roma, ebbe modo di inserirsi in un ambiente artistico internazionale, ricevendo commissioni dall’imperatrice di Russia, Caterina II, ed entrando in contatto con i migliori esponenti del neoclassicismo europeo.

Nel 1961 l’ex sinadaco neurochirurgo Pier Luigi Della Torre donò al Comune di Treviglio la propria collezione, con l’espressa volontà testamentaria di disporla in una costituenda Pinacoteca cittadina, da intitolarsi alla memoria dei genitori, Ernesto e Teresa Della Torre.

Link Ufficiale

Le collezioni

Da segnalare il gruppo dipinti del XV e XVI secolo, “Madonna col bambino” su tavola con fondo oro, “madonna in trono con Santi Rocco e Sebastiano” e la “Deposizione” attribuita al fiammingo maestro di dipinti stranieri tra Settecento (Bol, Greuze, Rembrandt, Reynolds); – una selezione di dipinti Ottocenteschi (Cremona, Faruffini, Mancini, Previati); – un gruppo di opere scultoree, di minature e di stampe di varie epoche.

Un’altra rilevante raccolta di ritratti ottocenteschi si riferisce alla collezione della famiglia del poeta Tommaso Grossi, una delle più ricche personalità culturali del Romanticismo italiano. Di questa fanno parte: i ritratti di Carlo Gerosa Da Canzo e Ludovico Pogliaghi. Altre sezioni del museo sono costituite da un interessante “corpus” dei reperti storico-archeologici locali dalle donazioni Cassani, Longaretti, e da opere provenienti dall’ex monastero di San Pietro, tra cui la Pala dell’Immacolata di Giovanni Stefano Montalto.

L’area del parco del Roccolo si trova ad ovest dell’abitato di Treviglio, in un contesto decisamente agricolo, a circa 2,5 km dal centro della cittadina.
Il parco si estende ai piedi della scarpata (sponda dell’antico alveo fluviale del fiume Adda), ad un’altezza s.l.m. di 116-117 metri, mentre la sommità della scarpata è a 125 mt. s.l.m. Il dislivello di circa 8 metri, se si tiene conto che ci troviamo nel pianeggiante territorio padano, rende la scarpata uno degli elementi costitutivi principali del paesaggio della zona del Roccolo.

A partire dal primo nucleo (area della Chiesetta della Madonna degli Alpini), il parco si è nel tempo ampliato grazie ad una serie di successive addizioni (1982, 1996, 2006), fino ad interessare oltre 4 ettari di verde.
La superficie complessiva del parco, di circa 43000 mq. totali, è stata divisa funzionalmente in due parti:
un’area ricreativa, a ridosso della via del Bosco, di proprietà della Parrocchia di S. Martino e S. Maria Assunta di Treviglio e dell’Istituto Mons. Portaluppi, e gestita dal Gruppo Alpini di Treviglio; questa parte del parco è liberamente fruibile secondo orari di apertura differenziati durante l’anno e contiene diverse strutture immerse nel verde quali panchine e tavoli in legno, giochi per bambini, un ampio porticato e servizi igienici.
un’area naturalistico-didattica, nella parte verso nord, di proprietà della Parrocchia di S. Martino e S. Maria Assunta di Treviglio, dell’Istituto Mons. Portaluppi e della Banca di Credito Cooperativo Cassa Rurale di Treviglio e gestita dall’Associazione Amici del Parco del Roccolo sempre in collaborazione con il Gruppo Alpini di Treviglio.

Link Ufficiale

Link Planimetria

Treviglio, in diocesi di Milano e provincia di Bergamo, custodisce un magnifico Santuario dedicato alla Madonna delle Lacrime, frutto della fede generosa e riconoscente di una popolazione religiosissima che sente di dovere la propria salvezza ad un intervento prodigioso della Vergine.
Nella prima metà del 1500 la Lombardia fa le spese delle lotte tra Francesco I, re di Francia, e Carlo V, imperatore di Germania, che vuole impadronirsi dei possedimenti francesi in Lombardia. Luogotenente del re di Francia, a Milano, è il maresciallo Lautrec, definito dagli scrittori del tempo “più duro del diamante, più crudo della tigre, più saldo dello scoglio”. I Francesi sono costretti a ritirarsi a Como, e di là, per Lecco e Bergamo, a Cremona. Treviglio ritorna sotto il ducato degli Sforza. Alcuni abitanti di Treviglio, aizzati da un certo Giovanni Landriano, della fazione favorevole agli imperiali, insidiano a più riprese le truppe francesi in ritirata, per cui il generale Lautrec ordina la distruzione della città, anche come avvertimento per gli altri paesi.
Il 27 febbraio 1522 giunge a Treviglio la notizia che Lautrec muove da Cremona con l’intenzione di saccheggiare e distruggere la città. Sono inutili tutti i tentativi di mediazione da parte dei Consoli e del Clero. La popolazione, perduta ogni speranza umana, pone tutta la sua fiducia in Dio e nella Vergine Maria: le chiese si affollano, si veglia tutta la notte in preghiera. All’alba del 28 febbraio la città si desta gravata da un silenzio funereo, rotto solo da singhiozzi di disperazione. Improvvisamente una voce si diffonde per ogni contrada, accolta da grande emozione: “Miracolo! Miracolo! L’immagine della Vergine in S. Agostino piange e suda!”.
Che cosa è successo? Verso le ore 8 di quel venerdì 28 febbraio 1522, l’Immagine della Madonna dipinta sul muro della chiesa di S. Agostino, annessa al monastero delle Agostiniane, incomincia a spargere abbondantissime lacrime dagli occhi e sudore da tutto il corpo. Alcune donne, più vicine all’Immagine, sentendo delle gocce cadere, pensano che piova; ma dalla finestra il cielo appare sereno e lo stillicidio è abbondante. Inoltre il muro accanto all’immagine è perfettamente asciutto.
Tra la meraviglia e la commozione generale, si constata che gli occhi della Madonna versano lacrime e che tutto il corpo è cosparso di abbondante sudore. Si grida al miracolo, si accorre da ogni parte! I soldati francesi constatano il fatto e, profondamente impressionati, ne informano Lautrec che, a cavallo, giunge subito presso la chiesa di S. Agostino, vi entra e constata che l’Immagine della Madonna è velata di lacrime e di sudore, mentre rimane perfettamente asciutta quella del Bambino, come pure il muro circostante. In preda a grande commozione, piega il ginocchio davanti alla Vergine, tenta egli stesso di asciugare con pannolini quel pianto, ma le lacrime ricompaiono, ed il prodigio continua per sei ore consecutive.
Tutta la città esulta di gioia, ed il generale Lautrec, impressionatissimo, assicura gli abitanti di Treviglio del suo perdono. Le campane della città suonano a festa, tutti esultano! Il generale e gran parte degli ufficiali, in ginocchio, depongono ai piedi della Madonna le armi, le corazze ed i superbi cimieri.
La città riconoscente ha innalzato alla Vergine un magnifico Santuario, vero monumento di fede e di arte, frutto dell’amore degli abitanti di Treviglio a Maria. E la protezione della Madonna su Treviglio si è manifestata nel corso della storia in tante altre occasioni. Il 14 giugno 1617, alla presenza del card. Federico Borromeo, la miracolosa Immagine della Madonna delle Lacrime viene trasferita dalla chiesa di S. Agostino nel nuovo Santuario.
La data del 28 febbraio non è dimenticata, ed ancora oggi è vissuta con grande fede e devozione. Quella mattina, le campane tacciono, come il Venerdì Santo; le gente si raccoglie silenziosa nel Santuario a pregare davanti all’Immagine della Madonna, coperta da un velo. Quando dalla torre scoccano le ore otto, si sciolgono tutte le campane della città in un festoso e lungo concerto, cala la tela che copre il volto di Maria e la gioia di tutti esplode nel canto di ringraziamento

La basilica di San Martino è la chiesa principale della città di Treviglio, in provincia di Bergamo.

La chiesa si trova nella piazza centrale della città, di fronte al palazzo comunale. Fu restaurata e ammodernata più volte, così che risulta una fusione di diversi stili; intorno all’anno 1000 fu costruito il campanile di Treviglio, che è uno dei campanili più alti della Lombardia.

La chiesa è dedicata a san Martino di Tours, che è rappresentato sopra l’entrata principale e in numerosi affreschi, nonché nel polittico di San Martino, una delle opere più importanti capolavori del neogotico lombardo.

Città di Treviglio

Pubblicato: 24/05/2011 in 001.01.05 Treviglio

Treviglio (Triviluim), maggiore città della Geradadda, cioè del basso territorio fra l’Adda e il Serio, seconda città della provincia di Bergamo, è situata a sud del capoluogo, nella pianura padana fertile e ricca di corsi d’acqua, caratterizzata da un clima continentale moderato.

Link Comune

Link Pro Loco

Come testimonierebbero numerosi reperti archeologici, nonché l’impianto di alcune vie interne, le origini di Treviglio sono assai antiche, con ogni probabilità tardo romane, anche se il suo primo documento scritto é dell’anno 964. Treviglio fu sempre estremamente gelosa delle proprie libertà. “Arimannia” longobarda, cioè comunità di uomini liberi, e “corte regia” fin dal suo inizio, intorno all’anno mille si dà al monastero benedettino milanese di S. Simpliciano, conservando peró gran parte della sua autonomia in quanto dipendente direttamente dall’imperatore. Verso il 1225 si riscatta a pagamento e diventa comune autonomo con alterne vicende di libertà fino al 1333, in cui si offre con patto di fedeltà personale ai Visconti di Milano, non come feudo, ma come “Terra Separata” con giurisdizione autonoma. Il borgo giungerà addirittura ad acquisire da sé in vari periodi (ultimamente 1664 dal governo spagnolo) i diritti di infeudamento a cui veniva sottoposto forzatamente. Le sue autonomie, anche se progressivamente minori, dureranno fino al 1760 e ancora sotto Napoleone I sarà “terra separata per tributi”. Come imponevano già i suoi statuti due – trecenteschi, Treviglio non volle mai ospitare famiglie nobili fino al XVII secolo per non rischiare di subirne l’oppressione e risulta perciò povera di palazzi signorili, mentre é ricca di testimonianze storiche artistiche e religiose.

L’agricoltura, insieme al commercio, é stata predominante fino a pochi decenni fa con un fiorente artigianato sopratutto del mobile intarsiato e una forte produzione di seta derivanti dai più di 200.000 gelsi presenti sul territorio e di cui rimangono ora pochissimi esemplari. Oltre all’agricoltura, commercio e artigianato, negli ultimi decenni si sono sviluppati fortemente il terziario e soprattutto l’industria, specie nei settori metalmeccanico, elettromeccanico e chimico. Le due principali industrie collocate sul territorio trevigliese sono il gruppo SAME DEUTZ – FAHR (trattori agricoli) e la BIANCHI (biciclette), che portano ovunque anche il nome Treviglio.

Per un bergamasco ritrovarsi a Treviglio rappresenta un’occasione per tornare a gemellarsi con una parte della propria cultura; per un turista arrivarvi diventa un’opportunità per immergersi in una dimensione singolare di cui conserverà il perenne ricordo.

Da visitare: